Manuali di scrittura creativa: Scrivere Zen di Natalie Goldberg
Una delle domande fondamentali che chi vuole scrivere si ripete all’infinito e che fa eco da un passato anche esso potenzialmente infinito è: come si fa a produrre della prosa o della poesia quando si hanno cose da fare? Cose prosaiche come: pagare le bollette, preparare la cena, ritirare il bucato prima che piova, guadagnarsi del denaro per pagare le suddette bollette e anche l’affitto, telefonare agli amici lontani, bere una birretta ogni tanto, riparare il soffitto che perde, litigare con la società dei telefoni, col proprietario, col commercialista, tagliare le zucchine per la frittata…
Ecco, le risposte sono milioni, ma in effetti riassumibili in una sola: bisogna scrivere e basta.
E così uno torna a casa da lavoro e pensa: “Sono così stanca, voglio solo vedere X-Factor!” E invece si rimette davanti al computer con una confezione di spaghetti Soba alla salsa teriyaki di fianco e scrive.
Ha senso? Forse non tanto.
Zadie Smith lo ha detto pochi giorni fa alla scuola Holden per la presentazione del suo libro “Feel Free”,
Scrivere per me è sempre un po’ assurdo, non è un gesto che si può difendere.
E quindi, viva gli spaghetti Soba.
Dove si trova il tempo per scrivere
Da nessuna parte, ovviamente. Il tempo non si trova, ce lo si deve costruire.
Ed ecco il secondo libro che ho letto sulla scrittura creativa: si intitola “Scrivere zen” di Natalie Goldberg (lo si può trovare qui).
Con grande affetto per il gesto della scrittura e, anche lei, con grande senso pratico, Natalie Goldberg elenca episodi della sua vita alternati a esercizi da eseguire per essere un bravo scrittore, o per esercitarsi ad esserlo.
L’elemento migliore di questo libro è sempre stato per me la legittimazione dello scrittore. La Goldberg parla a persone che hanno una casa da mandare avanti, delle commissioni da sbrigare, figli e mariti e che non hanno tempo per scrivere. Scrive di questo perché la sua vita è così.
Allora dà micro obiettivi, compiti, ricompense. La risposta pavloviana alla scrittura: se scrivi una pagina, dopo ti meriti un muffin. Per alcuni funziona. Legittimarsi può significare anche questo. Scrivere zen dà a chi legge la sensazione che siamo tutti sulla stessa barca, che tutti abbiamo le bollette da pagare e la sabbia del gatto da pulire, eppure – nonostante questo o forse proprio per questo – si può essere capaci di scrivere prosa degna di essere letta – dopo chili e chili di prosa degna di essere buttata via, s’intende.
Natalie Goldberg si interessa, dunque, sia del lato emotivo della faccenda ‘scrivere’ (sono capace? se non lo sono cosa devo fare?) sia di quello assolutamente più prosaico e indissolubilmente legato al primo che si può riassumere in una cosa del tipo: “speriamo che mentre scrivo questa poesia non mi si bruci il minestrone”.
Zadie smith “Perché scrivere”
Feel free
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