Manuali di scrittura creativa: Come si scrive un giallo di Patricia Highsmith
Quando vidi per la prima volta Strangers on a train di Alfred Hitchcock non sapevo che a scriverlo fosse stata una donna texana di 39 anni di nome Particia Highsmith. La storia era cupa e complessa e il film che ne derivò fu uno dei più sofisticati e meno conosciuti dello zio Hitch. Nel film i due protagonisti si incontrano per caso ed entrambi, raccontandosi, si rendono conto di non riuscire a vivere la loro vita a causa dei due rispettivi ostacoli: una moglie infedele e un padre oppressivo. I due decidono di scambiarsi gli omicidi, convinti che questo trucco possa fornire a entrambi un solido alibi.
Ogni storia è una storia di suspense
Come si scrive un giallo, il manuale di scrittura creativa di Patricia Highsmith, è una guida per i romanzieri di suspense ma, leggendolo, ci si rende conto che ogni storia è una storia di suspense. Nella narrativa quello che il lettore vuole sapere è se il protagonista ce la farà o morirà (materialmente o metaforicamente) dopo aver superato e quindi ucciso (materialmente o psicologicamente) gli ostacoli che si frappongono tra lui e l’obiettivo finale. A un livello profondo di costruzione della storia, quindi, non c’è differenza tra narrativa non di genere e narrativa di suspense: in entrambi gli ostacoli da superare sono gli stessi.
Da dove nasce una storia
Secondo Highsmith: da un articolo di giornale, il pettegolezzo di un’amica, i ragazzini che giocano a farsi male nel cortile sotto casa. Tutto può costituire il fulcro di una storia di suspense, per una mente allenata a farlo. Come Nathalie Goldberg, Patricia Highsmith sa di parlare a potenziali scrittori che hanno un impiego a tempo pieno e che non hanno ritmo né disciplina nello scrivere. Quindi nel libro ci sono consigli per imparare a darsi un ritmo e non perdere il contatto con la storia. Ma Highsmith fa una cosa in più, per la quale le sono personalmente molto grata. Parla degli intoppi che si hanno quando si scrive una storia e – diversamente da Stephen King – Patricia Highsmith sa che l’intoppo più grande siamo noi stessi.
Molte volte al mattino, dopo aver aperto la posta, mi concedo qualche minuto di angoscia e di protesta soffocata; poi dedico l’ora seguente (…) ad affrontare i guai. Quando sono certa di aver fatto del mio meglio (…) mi alzo dalla scrivania e fingo di non essere io, di non avere problemi, che l’ora precedente non sia mai realmente esistita, perché devo riuscire a pensarmi vergine e priva di preoccupazioni di qualsiasi tipo per mettermi a lavoro.
E dopo il germe dell’idea?
Non c’è molto da dire sul paragrafo precedente. Questa è la vita di chi scrive. Lo scrittore va alla ricerca di qualcuno che abbia i sui stessi problemi, i medesimi ostacoli da uccidere (in senso psicologico, naturalmente).
Gli esordienti hanno sempre bisogno di essere rassicurati da qualcuno e più grosso è questo qualcuno, meglio è.
E dunque solo superando l’intoppo si possiamo portare a compimento le diverse fasi: sviluppo, trama, prima stesura, seconda stesura, revisioni. Gli intoppi compaiono di continuo e oltre a quelli psicologici ci sono anche quelli propri di ogni fase. Per superarli possiamo seguire i consigli contenuti in questo libro, ma anche quelli contenuti negli altri libri della scrittrice texana. Potremmo fare come i protagonisti di Strangers on a train o come Tom Ripley. Potremmo fingere di non essere noi stessi per un’ora o due, ma anche uccidere l’ostacolo davanti a noi come se non fosse nostro.
Trailer Strangers on a train